Pubblichiamo qui di seguito la lettera aperta agli iscritti e alle iscritte del CAI di Monza distribuita martedì 3 dicembre in occasione dell’assemblea straordinaria convocata dal CAI per votare l’acquisto dell’area di via Rosmini 11, attuale sede del Boccaccio: l’assemblea si è espressa a favore dell’acquisizione dell’area e nel mese di gennaio dovrebbe avvenire il passaggio di proprietà da Federcalcio Servizi a Club Alpino Italiano. Daremo a breve aggiornamenti e valutazioni su quanto accaduto e sugli scenari che ci attendono.
QUALCUNO HA GIA’ SCELTO PER VOI.
E HA FATTO UNA PESSIMA SCELTA.
Lettera aperta agli iscritti e alle iscritte della sezione monzese del C.A.I.
E’ con rabbia e stupore che nelle scorse settimane abbiamo appreso da alcuni vostri associati che la sezione monzese del C.A.I. ha intrapreso una trattativa per acquistare dalla società Federcalcio Servizi l’area di via Rosmini 11, con l’obiettivo di realizzarvi il progetto Quota162 o “Casa della montagna”, la cui collocazione è stata votata anni fa dalla vostra assemblea in via della Lovera, in un’area comunale vuota e dismessa.
Ha poco senso approfondire qui gli aspetti tecnici per i quali le trattative con l’amministrazione comunale su quest’ultima area si siano interrotte, ma oggi che l’acquisizione di via Rosmini sembra a un passo da un esito “felice” riteniamo doveroso rivolgerci alle persone che si assumeranno la responsabilità di dare (o non dare) il proprio supporto a questo progetto.
La questione principale è che l’area di via Rosmini non è né vuota né dismessa.
Occupata quasi dieci anni fa (ottobre 2011) al termine di un lungo periodo di mobilitazioni per la riapertura di uno spazio sociale a Monza ospita le attività della FOA Boccaccio 003, il centro sociale cittadino. E’ in questo luogo che abbiamo consolidato la nostra esperienza quasi ventennale sul territorio, attivando un processo autogestito di recupero dello stabile: ogni metro quadro dell’ex centro sportivo è stato destinato a progetti differenti, ne sono testimonianza oltre al campo da calcio, la palestra popolare/sala concerti/sala teatro, la sala prove musicale, uno spogliatoio, l’archivio, il magazzino, la foresteria, il laboratorio serigrafico e sartoriale, il baretto e la sala riunioni, un’aula bimbi, l’orto biodinamico, gli spazi esterni adibiti a pizzeria con forno a legna.
Questi spazi non costituiscono semplicemente ambiti di aggregazione aperti a tutti/e, ma luoghi di sperimentazione sociale e politica in cui chi indossa i guantoni o tira un calcio al pallone, chi regge un microfono o sta dietro a un bancone, è protagonista di un progetto di ripensamento del mondo circostante in un’ottica di autogestione, solidarietà, giustizia sociale.
Nessuna persona coinvolta in queste attività percepisce compensi o remunerazioni di nessun genere: tutto si basa sulla gratuità e il mutuo soccorso.
Scegliendo di acquistare questi spazi il C.A.I. decide consapevolmente di mettere a repentaglio la nostra esperienza, innescando l’iter di sgombero che nemmeno l’attuale giunta comunale era riuscita a intraprendere. Un enorme favore politico ad Allevi, Arbizzoni, Arena & co.
Vi racconteranno che ci è stata proposta una forma di collaborazione/coesistenza con Quota162, ma anche su questo aspetto c’è poco da dire: si è trattato di un maldestro tentativo (fosse anche in buonafede) che di fatto mette in discussione i cardini su cui da 16 anni operiamo in città, in piena autonomia e autogestione. Ma soprattutto lontani da logiche di business e sponsorizzazioni, fattori che indubbiamente attraverseranno l’implementazione di Quota162.
Scegliendo di acquistare questi spazi il C.A.I. decide consapevolmente di schierarsi contro i giovani della città (gli stessi a cui si vorrebbe principalmente destinare Quota162!) che, a migliaia, vivono le iniziative organizzate dalla FOA Boccaccio come unica alternativa culturale e politica costruita dal basso, in un contesto cittadino dove invece tutto è mercificato, tempo libero compreso. In una città dove chiudono i cinema e aprono i centri commerciali, abbiamo costruito un modello di aggregazione slegato da logiche di profitto, partecipato e diversificato, capace di intercettare un’ampia fetta di popolazione giovanile che, occorre sottolinearlo, vi si rivolterà contro se deciderete di intraprendere la strada dello sgombero. Dovrete blindare le vostre presentazioni pubbliche, le vostre inaugurazioni e tutte le occasioni in cui cercherete di creare consenso intorno a questo progetto, perché noi saremo lì a ricordarvi, insieme alle tante realtà che già si sono pronunciate in difesa del Boccaccio, che l’errore commesso è stato inqualificabile.
Vi racconteranno che questa è l’unica soluzione possibile. Difficile crederlo, in una città in cui le aree dismesse sono decine, di tipi, estensioni e destinazioni d’uso differenti. Forse semplicemente è quella che costa meno, ma pensiamo sia opportuno ribadire che nel bilancio dell’operazione qualcuno dovrà assumersi anche il costo sociale e politico delle proprie scelte, e su questo fronte ci impegneremo perché sia il più salato possibile. Senza inutili infingimenti, abbiamo già pubblicamente dichiarato che, così come nel 2011 questo spazio è stato acquisito con un percorso conflittuale di lotta, allo stesso modo la sua difesa sarà ferma e determinata.
Scriviamo queste cose perché pensiamo di avere di fronte persone sensibili e interessate a capire. Comprendiamo le passioni che muovono il vostro operato associativo e non mettiamo in discussione l’importanza che riveste per la vostra assemblea la realizzazione di Quota162, ma in nessun modo possiamo transigere sulla scelta sciagurata di guardare a via Rosmini come possibile ambito per dar vita al vostro progetto.
VIA ROSMINI NON E’ IN VENDITA. IL BOCCACCIO NON SI TOCCA.