Secondo testo di approfondimento verso Uragano Street Parade (30 Marzo, Monza)
CONTRO IL CEMENTO PER UNA CITTA’ ECOLOGISTA
“La città di tutti è innovativa, verde, sostenibile”, questo slogan di Pilotto è certamente uno dei più ipocriti e incoerenti, considerando che viviamo in una città con uno dei tassi di inquinamento più alti d’Europa e di consumo di suolo tra i più elevati d’Italia. Questa Giunta prova a illuderci, ma è sotto gli occhi di tuttƏ che ciò che era “verde” è stato sostituito da colate di cemento.
La percentuale di consumo di suolo del 50% (dato destinato purtroppo a crescere a causa delle scelte della Giunta) dice chiaramente che siamo messƏ molto male: viviamo in una città in cui si strappa anche l’ultimo filo d’erba pur di erigere una nuova palazzina (vedi in via Gallarana o a Sant’Albino, con la disastrosa estensione dell’azienda Elesa).
Inoltre, dato che non esiste più una superficie libera su cui speculare, ecco che i grandi interessi si spostano sulla cosiddetta “rigenerazione urbana” delle aree dismesse, l’ennesima fregatura: cosa c’è di rigenerativo per la comunità nel costruire l’ennesimo palazzo o un centro commerciale? Chi beneficia di interventi? Noi, che qui ci viviamo, di certo no.
Ci sembra utile ricordare che in città abbiamo migliaia di unità abitative sfitte e la crescita demografica è stata pari a 0 negli ultimi 40 anni; perciò, dati alla mano, non esiste alcuna necessità reale di nuovo costruito: tutte queste nuove palazzine di lusso sono semplicemente lo squallido tentativo di chi ci governa di trasformare la pelle della città, cambiarne l’identità, farla diventare una succursale di Milano. Perché chi abita a Monza oggi non si può permettere questi nuovi appartamenti ed è obbligatƏ a cercare casa nei comuni limitrofi, mentre la città si riempie di famiglie milanesi danarose.
Oltre quindi a ribadire che a Monza non serve un metro cubo di cemento in più, su questi temi abbiamo negli anni sviluppato riflessioni e pratiche molto efficaci per contrastare palazzinari assetati di profitto e amministratori con il pallino del mattone. Ad esempio occupare un’area e autorecuperla, mantenendone intatta la struttura, costituisce il miglior esempio di “rigenerazione”, in cui un sito abbandonato viene restituito alla città in funzione sociale e non di profitto. Viene recuperato rispondendo a esigenze di chi abita il territorio e sottraendo un pezzo di città a questi processi di valorizzazione che ci stanno togliendo spazio e distruggendo l’ambiente.
Per costruire la città che vogliamo è fondamentale ripensare modelli di produzione evidentemente insostenibili, creando occasioni per un consumo alternativo, in opposizione alle logiche delle grandi aziende multinazionali. È ormai innegabile che il sistema economico in cui siamo invischiatƏ è intollerabile per tutto il pianeta: si riproduce infatti con lo sfruttamento di terre, animali e popoli che vivono direttamente le conseguenze degli interessi dei grandi capitalisti occidentali.
Uno sradicamento strutturale e profondo del dominio antropocentrico occidentale è l’orizzonte a cui guardare, rinunciando alle necessità di produzione e accumulazione di ricchezza. Mercati contadini, fiere con vinaioli del territorio (come la Volpe e l’Uva), scambi di vestiti, sono solo alcune delle pratiche che abbiamo messo in atto per creare un’alternativa reale al sistema vigente. Occasioni come queste permettono non solo di usufruire di un prodotto etico, ma di creare reti e alleanze tra chi produce e chi consume, rendendo visibile la filiera.
L’ipocrisia di questa giunta si è palesata in particolar modo quest’estate, quando due uragani hanno colpito la nostra città, distruggendo alberi, strade e persino qualche edificio, uno tra questi è quello di via Timavo 12. Pilotto e compagnia cantante hanno preso la palla al balzo per sgombererci con la fatidica scusa dell’emergenza sicurezza. Quell’uragano non è altro che l’ennesima conferma di una terra che si sta ribellando, ormai fin troppo satura di politiche come quelle dell’attuale giunta. Se il cemento è troppo, la natura corre ai ripari, e il cemento lo squarta. Ma caro Pilotto l’emergenza non è la sicurezza e neanche l’uragano. La nostra emergenza è cambiare la città in cui viviamo.
URAGANO STREET PARADE vuole spazzare via questa visione della città in cui il profitto si sostituisce al benessere delle persone e della terra, gridando forte quanto ci fa schifo sentire Pilotto e la sua cricca blaterare di “green” e sostenibilità. La nostra sensibilità verso ambiente e pianeta non ha nulla a che spartire con i loro interessi e ora più che mai dobbiamo ricordarglielo.