Nuova occupazione a Monza

La FOA Boccaccio occupa a Monza l’ex distributore di via Buonarroti 62: un nuovo spazio liberato in città contro la guerra, frontiere e politiche securitarie.

https://boccaccio.noblogs.org/post/2017/12/06/romanzo-di-una-strage/

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12 dicembre 1969, strage di Stato in piazza Fontana.

12 dicembre 2017, agire contro lo Stato torturatore e stragista, dentro e fuori i confini!

La storia si fa beffe di chi non ha la necessaria memoria, ma noi certo non scordiamo che il 12 dicembre 1969 a guidare mani fasciste in piazza Fontana c’erano mandanti dentro le istituzioni.

Le stragi di Stato hanno continuato a uccidere e la situazione oggi si è arricchita di nuove e tristi evidenze: lo Stato italiano è responsabile di stragi quotidiane dentro e fuori i confini, quando parla e agisce in materia di frontiere e flussi migratori, e quanto sta accadendo in Libia e nel Mediterraneo ne è un palese esempio.

Siamo di fronte a una guerra in cui combattono stati nazionali come l’Italia, multinazionali come ENI e milizie.

Nel territorio libico ci sono più di 40 carceri lager pagate grazie al nuovo accordo miliardario offerto dall’Europa alle milizie; in questi luoghi sono imprigionati in condizioni disumane migliaia di persone la cui unica “colpa” è non essere utili al regime produttivo. Da ponte africano verso l’Europa, la Libia diventa un definitivo punto d’arresto, luogo di rapimenti, torture, stupri e omicidi. Tutto legittimato dal riconoscimento politico ed economico dato dalla Fortezza Europa e dai suoi soci in affari, Eni tra i primi.

I suoi progetti di devastazione e di morte riguardano territori lontani (come il Delta del Niger) e vicini (Snam, prima del gruppo Eni e ora società a sé, partecipa alla costruzione del gasdotto TAP, il cui terminale è previsto in Puglia). Oggi l’Eni produce oltre 350.000 barili al giorno di petrolio. È l’unica azienda esportatrice di gas e petrolio nella zona della Tripolitania, grazie a diversi accordi stipulati con le milizie locali, le quali, in cambio di denaro, assicurano la protezione armata dei pozzi petroliferi. Come si vede dal 1959, i governi vanno e vengono. L’Eni resta.

Per portare in superficie questa evidenza nascosta, taciuta per gli interessi di chi ne trae vantaggio, abbiamo deciso di occupare i locali abbandonati del distributore Eni di via Buonarroti. Abbiamo bisogno di moltiplicare luoghi e azioni contro questo Stato torturatore e stragista, tanto quanto questa città, governata da una giunta fascio-leghista, ha bisogno di postazioni che sappiano fare dell’antifascismo non una storia passata o da salotto, ma una quotidianità radicale e consapevole.

Non dobbiamo aver paura di nominare la realtà né nascondere il conflitto: anche se le chiamano operazioni di polizia internazionale sono sempre e solo guerra. Per le risorse, per i privilegi, per il potere. Detto questo, diciamo anche altro: l’umanità della violenza sistemica non ci appartiene, come noi non le vogliamo appartenere. Niente gabbie, niente galere, nessuno sfruttamento che poi diventa struttura gerarchica e, conseguentemente, accettazione. Lo vogliamo riassumere così: contro la guerra del capitale, contro la pace sociale. Perchè capitalismo e Stato sono come due mani strette attorno al collo della libertà: più stringono, più è guerra.

Noi siamo pronti a difendere le nostre libertà anche davanti al tentativo di restringerle: la legge Minniti-Orlando è uno di questi tentativi. Perchè se Minniti porta guerre all’estero non può che fare altrettanto dentro i confini nazionali: è così che funzionano guerre e Stati.

Chi vorrà fare come noi, o con noi, e muoversi contro le maglie della repressione e contro le frontiere, ora ha un posto in più in città dove trovarci.

Attaccare i signori dello sfruttamento e della guerra è il solo modo per non sprofondare nella più disumana indifferenza”. Ed è quello che continueremo a fare.

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