Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria. In questa data, nel 1945, l’Armata Rossa liberava gli ultimi superstiti di Auschwitz, svelando al mondo intero gli orrori dei campi di concentramento e sterminio nazifascisti.
Nel porre lo sguardo ai concetti di discriminazione, deportazione, reclusione, annientamento dell’essere umano, oltre a comprendere le ragioni storiche di ciò che accadde durante la Seconda Guerra Mondiale, riteniamo imprescindibile guardare ai tempi nostri e al significato che questi concetti ancora oggi rivestono nella società.
La narrazione istituzionale a cui spesso assistiamo in questa occasione è ipocritamente epurata di questo passaggio.
Lo Stato italiano, in linea con la politica della Fortezza Europa, è tuttora responsabile di politiche repressive e razziste.
Gli accordi per i campi di detenzione in Libia, la strategia dei respingimenti, l’approvazione del Decreto Sicurezza fino ai rimpatri forzati e all’istituzione dei CPR (che persino l’Onu ha definito “di concentramento”) sono causa di segregazione, deportazioni, torture e migliaia di morti ogni anno.
Se nel passato recente sono state le morti nel Mediterraneo a testimoniare questa evidenza, abbiamo oggi negli occhi le drammatiche immagini del confine tra Bosnia e Croazia, dove la democratica e civile Europa sta lasciando morire di freddo migliaia di migranti.
MONZA ANTIFASCISTA NON DIMENTICA