Condividiamo la lettera di Manu, compagno arrestato 22/5/19 e dal 4/6/19 trasferito nel carcere di Monza e che attualmente, dopo numerosi rigetti alle sue richieste di trasferimento, si trova ai domiciliari. Le sue parole descrivono e ci danno conferma della situazione brutale che si vive all’interno del carcere, dove il sovraffollamento ha raggiunto il 200%. Infatti, su 400 posti regolamentati – di cui solo 300 disponibili, il numero dei detenuti è di 631 (dati di febbraio).
Manuel continua raccontando di una situazione igienico-sanitaria a dir poco precaria e di come in questi mesi i detenuti si sono organizzati per lottare per salvaguardare la loro salute.
Così come stanno lottando e rivoltandosi in questi i giorni i detenuti e le detenute in molte carceri italiane, contro le condizioni in cui sono costretti a vivere, con la paura di essere infettati senza poter vedere parenti e amici, con cui a stento gli è permesso di comunicare telefonicamente. Durante queste rivolte sono morti 11 detenuti: lo stato e i giornali ci dicono che i detenuti sono morti di overdose, ma sappiamo bene che la verità è che sono tutti morti di carcere! Solidarietà a chi si rivolta in carcere e a parenti e amici!
TUTTE LIBERI
Care compagne e cari compagni,
scrivo questa mia con l’obiettivo di raccontare il mio arresto e la mia situazione carceraria ora che ho conquistato una condizione detentiva che mi permette di recuperare le mie totali facoltà fisiche e psicologiche. Per ottenere ciò, ho combattuto e lottato molto, ed ho “pagato” ogni singola parola di questa lettera. E ne vado orgoglioso. Alcune mie lettere precedenti non sono mai arrivate a destinazione. Hanno provato a inserirmi in un determinato circuito carcerario e a disgregare la cerchia degli affetti a me più cari.
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